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Eolico

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Regolamento punto 22

Grandi impianti

Generalità

Gli impianti eolici sono costituiti da uno o più aerogeneratori collegati insieme (parco eolico) che producono energia elettrica dalla trasformazione dell’energia cinetica del vento.

Le principali componenti di un impianto eolico sono gli aerogeneratori costituiti da

  • il rotore (o turbina eolica), costituito da pale (in genere tre), fissate ad un mozzo;
  • la navicella ovvero la struttura di alloggiamento, per il generatore (un moltiplicatore di giri ed un generatore elettrico in CC) e per il controllo della macchina;
  • la torre, ovvero la struttura di sostegno poggiante su un ampia fondazione.

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Gli elementi accessori per la raccolta e la distribuzione dell’energia alla rete:

  • cabine di trasformazione
  • elettrodotti aerei ed interrati
  • viabilità interna per la manutenzione degli impianti

Le dimensioni degli impianti eolici sono molto variabili: da qualche centinaio di watt di potenza e altezze tra 1 e 6 m (microeolico), agli impianti di grande taglia, con generatori che possono superare i 120 metri di altezza e avere potenze di centinaia di MW.

In relazione ad alcune dimensioni caratteristiche, gli aerogeneratori possono suddividersi in classi di diversa potenza:

  • Piccola taglia (1-200 kW): diametro del rotore, 1-20 metri; altezza torre, 10-30 metri.
  • Media taglia (200-800 kW): diametro rotore, 20-50 metri; altezza torre, 30-50 metri.
  • Grande taglia (oltre 1000 kW): diametro rotore: 55-80 metri; altezza torre: 60-120 metri.

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Impianto grandi dimensioni Puglia


Gli aerogeneratori di piccola taglia possono essere utilizzati a servizio di singole utenze o gruppi di utenze, collegati alla rete elettrica in bassa tensione o anche isolate dalla rete con l’utilizzo di batterie di accumulo. Gli apparecchi di media e grande taglia sono in genere utilizzati per realizzare parchi eolici collegati alla rete di media oppure alta tensione. Al di sotto dei 60 kW si parla di mini e micro eolico con macchine di ridotte dimensioni che possono essere utilizzate per l’integrazione architettonica su edifici o come elementi di arredo urbano.

Regime autorizzativo

Sono soggetti ad Autorizzazione Unica, ai sensi dell’art.12 del Dlgs 387/2003, rilasciata dalla Provincia di Roma Dip. IV - Servizio n. 3 “Tutela Aria ed Energia”, secondo quanto previsto dalle linee guida nazionali di cui al D.M. SE 10/09/2010 gli impianti eolici superiori ai 60 kW. Ai sensi dell’art. 6 comma 9 del successivo Dlgs 28/2011, è facoltà delle singole Regioni innalzare tale limite a impianti di potenza fino a 1 MW. In questo caso gli impianti di potenza inferiore sono soggetti a Procedura Autorizzativa Semplificata o a semplice comunicazione ai sensi dello stesso art.6 del Dlgs 28/2011.

Trattando qui di grandi impianti soggetti ad Autorizzazione Unica, al fine dell’ottenimento della stessa è necessario seguire il procedimento unico di cui alla Parte III delle linee guida nazionali D.M. SE 10/09/2010 e produrre gli elaborati e la documentazione indicata all’allegato 1 dello stesso DM e riportati nel documento: “Autorizzazione alla costruzione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, al rifacimento totale o parziale e alla riattivazione, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione ed esercizio degli impianti stessi”, disponibile sul sito web della Provincia di Roma.

Criteri di progettazione

Gli impianti eolici, insieme alle altre fonti rinnovabili di energia garantiscono un significativo contributo per il raggiungimento dei fini di sostenibilità energetica contenuti negli accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese. Primo requisito di progettazione è quindi l’efficienza nella produzione energetica, da dimostrare in fase preliminare attraverso studi specifici e campagne di rilevamento anemometrico la cui durata non sia inferiore ad un anno.

In questa scheda si tratteranno piuttosto gli aspetti di inserimento paesaggistico, conseguenti ai possibili rilevanti impatti che gli impianti di grande taglia possono avere sul territorio. E’ pertanto fondamentale seguire i riferimenti normativi e le buone pratiche già realizzate per mitigarne gli effetti.

Gli elementi per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio degli impianti eolici sono riportati nell’Allegato 4 delle citate linee guida nazionali, in cui sono richiamati in particolare i seguenti punti.

Impatto visivo ed impatto sui beni culturali e sul paesaggio

Gli impianti eolici non sono mimetizzabili, ed anzi per esigenze di visibilità delle pale, dovute ad esempio alle necessità di protezione di flussi di uccelli migratori o semplicemente per la sicurezza del volo aereo, devono essere visibili anche da lontano. L’impianto perciò deve inserirsi armoniosamente nel paesaggio.

L’impianto eolico dovrebbe diventare una caratteristica stessa del paesaggio ,contribuendo al riconoscimento delle sue specifìcità attraverso un rapporto coerente con il contesto. In questo senso l’impianto eolico determinerà il progetto di un nuovo paesaggio.

L’integrazione non dovrà riguardare solo le turbine, ma anche le opere connesse, quali cabine elettriche, depositi, cavidotti e strade di collegamento interno necessarie alla manutenzione degli impianti.

Al fine di ottenere questo obiettivo sono elencati i criteri di analisi e di progetto qui di seguito sinteticamente riportati.

Analisi dell’inserimento nel paesaggio

Le indicazioni metodologiche generali, sono quelle fornite dall’allegato tecnico del Dpcm 12 dicembre 2005 per la redazione della Relazione Paesaggistica, obbligatorie nei casi previsti dall’articolo 146 del Dlgs42/2004.

Le analisi del territorio dovranno essere effettuate attraverso una attenta e puntuale ricognizione e indagine degli elementi caratterizzanti e qualificanti il paesaggio, effettuata alle diverse scale di studio (vasta, intermedia e di dettaglio) in relazione al territorio interessato alle opere e al tipo di installazione prevista. Le analisi debbono non solo definire l’area di visibilità dell’impianto, ma anche il modo in cui l’impianto viene percepito all’interno del bacino visivo.

Le analisi visive debbono inoltre tener in opportuna considerazione gli effetti cumulativi derivanti dalla compresenza di più impianti. Tali effetti possono derivare dalla co-visibilità, dagli effetti sequenziali o dalla reiterazione.

  • Analisi dei livelli di tutela: desunte dai documenti di pianificazione, paesaggistica e urbanistica a scala territoriale;
  • Analisi delle caratteristiche del paesaggio nelle sue diverse componenti, naturali ed antropiche: caratteri geomorfologici; appartenenza a sistemi naturalistici; sistemi insediativi storici; paesaggi agrari; tessiture agrarie storiche;
  • Analisi dell’evoluzione storica del territorio
  • Analisi dell’intervisibilità dell’impianto nel paesaggio.

Elaborati di analisi e inserimento del progetto nell’ambiente

In particolare:

  • Planimetrie dalla grande scala comprese tra 1:50.000, fino a 1:5.000con indicazione dei punti d cui è visibile l’intervento, accompagnato da rilevo fotografico dai punti di visuale maggiormente sensibili;
  • Cartografia di inquadramento (comprese tra 1:50.000 a 1:5.000) che illustri le caratteristiche morfologiche dei luoghi, la tessitura storica del contesto paesaggistico, il rapporto con le infrastrutture, le reti esistenti naturali e artificiali;
  • Planimetria in scala 1:2.000 o 1:5.000 o 1:10.000 che riveli nel dettaglio la presenza degli elementi costitutivi del paesaggio nell’area di intervento;
  • Simulazioni di progetto: con ricorso al rendering fotografico che illustri lo stato ante e post operam.
  • Verifica della variazione dello skyline attraverso sezioni, profili e sezioni rende rizzate.

Misure di mitigazione dell’impatto paesaggistico (raccomandate)

In particolare:

  • Rispetto dei caratteri geomorfologici e dei profili orografici;
  • Trattamento delle superfici delle strade di collegamento con materiali locali evitando l’asfalto;
  • Interramento dei cavidotti
  • Distanza minima tra parchi eolici di 50 volte l’altezza della turbina più vicina per evitare l’effetto selva
  • Distanza minima tra aerogeneratori di 5-7 volte il diametro dell’aerogeneratore in direzione del vento prevalente e 3,5 in direzione perpendicolare;
  • Scelte cromatiche adatte al luogo e vernici anti riflettenti;
  • Privilegiare l’inserimento in paesaggi già compromessi ad es. di tipo industriale, quando si opera in contesti urbanizzati

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Impatto su flora, fauna ed ecosistemi

In particolare:

Analisi dell’impatto su vegetazione e flora, specie durante le fasi di cantiere e per la realizzazione di viabilità di collegamento;

Analisi dell’impatto sulla fauna, sia in fase di costruzione sia in fase di esercizio, in particolar modo sull’avifauna causato dal movimento e in generale l’impatto acustico;

Analisi dell’impatto sugli ecosistemi

Misure di mitigazione

Geomorfologia e territorio

Analisi delle interazioni geomorfologiche.

Con particolare attenzione agli aspetti legati alle trasformazioni indotte dagli impianti:

  1. localizzazione delle pale o dei tralicci;
  2. la viabilità esistente;
  3. i tratti di strade esistenti da adeguare;
  4. le strade da realizzare;
  5. il tracciato del collegamento alla rete elettrica nazionale;
  6. la rete elettrica esistente;
  7. le cabine da realizzare.

Il tutto corredato dagli opprtuni eleborati grafici ante e post operam quali planimetrie, profili, simulazioni di variazioni di skyline, rendering fotografico.

Analisi della fase di cantiere

Con particolare riguardo a scavi e rinterri, realizzazione di viabilità di cantiere alterazione del regime di scorrimento delle acque.

Misure di mitigazione degli impatti (raccomandate).

Distanza minima degli aerogeneratori da edifici abitati non inferiore a 200 metri, e dai centri abitati censiti dagli strumenti urbanistici, non inferiore a 6 volte l’altezza massima dell’aerogeneratore (fusto più pala in verticale).

Minimizzazione dell’occupazione di suolo e utilizzo di tracciati viari presistenti.

Atenzione della stabilità dei pendii e massima riduzione dell’occupazione di suolo con opere in fondazione.

Interferenze sonore ed elettromagnetiche

Analisi delle sorgenti sonore.

Al fine di determinare il clima acustico ante e post operam e consentire il rispetto della zonizzazione acustica ai sensi della legge 447/1995.

Analisi delle interferenze elettromagnetiche ed interferenze sulle telecomunicazioni.

Misure di mitigazione.

In particolare:

  • Utilizzo di rotori a bassa velocità e pale con profili adeguati alla riduzione del rumore;
  • Distanziare gli aerogeneratori per ridurre l’influenza sulle radiotrasmissioni
  • Utilizzare condotti unici di collegamento alla rete AT
  • Interramento dei cavidotti