Indice dei contenuti

51. Ciclo sostenibile dell’acqua co st bp

51.1. Reti di Distribuzione dell’acqua per uso idrosanitario

  1. Le reti di distribuzione dell’acqua calda e fredda dell’impianto idrosanitario devono essere opportunamente dimensionate al fine di soddisfare le richieste da parte degli utenti anche nei periodi di massima contemporaneità. Per il loro corretto dimensionamento si fa riferimento alla norma UNI 9182/2010 ed alle norme UNI EN 806. Per quanto concerne la temperatura di esercizio dell’acqua calda per ad uso igienico-sanitario si dovrà far riferimento a quanto previsto dalla Legge n. 10 del 9/1/1991 e relativi decreti di attuazione

  2. Le modalità di prelievo dell’acqua destinata all’alimentazione dell’impianto idrico sanitario devono garantire i livelli di igienicità richiesti dalle norme vigenti, anche in caso di approvvigionamento autonomo.

  3. Nel caso dell’alimentazione da acquedotto pubblico si dovranno rispettare le norme previste dall’Ente gestore del servizio. Il raccordo tra la fonte di approvvigionamento e l’impianto idro-sanitario deve essere realizzato (anche nei casi di fornitura di acqua non potabile, per esempio da reti duali) in modo da evitare potenziali contaminazioni dell’acqua da parte di agenti esterni e da consentire la ispezionabilità di giunti, apparecchi e dispositivi: tra questi deve essere compresa un’apparecchiatura che eviti la possibilità del riflusso delle acque di approvvigionamento.

  4. Al fine di evitare contaminazioni delle acque potabili da parte delle acque reflue, le condotte di acqua potabile devono essere poste ad idonea distanza da fognoli, pozzetti o tubature di fognatura e almeno a 0,50 m al di sopra di queste ultime.

  5. Quando non sia possibile rispettare le condizioni di cui sopra, ed in caso di intersezioni, le tubature fognarie, oltre ad essere costruite in modo da evitare qualsiasi perdita, dovranno essere collocate per il tratto interessato in un cunicolo con fondo a pareti impermeabili e dotato di pozzetti di ispezione.

  6. Nel caso di fonte di approvvigionamento autonomo in assenza di acquedotto pubblico si dovranno tener presenti le seguenti disposizioni;

    • devono essere note in termini anche solo qualitativi, le caratteristiche geologiche del sottosuolo, la tipologia (freatico, artesiana) e la direzione della falda che si andrà ad utilizzare, nonchè la connessione eventuale con altre falde; queste conoscenze determinano la scelta sulla migliore tipologia di opera di presa da utilizzare (pozzo freatico, artesiano, galleria e/o tubo filtrante).
    • devono essere utilizzate le necessarie garanzie igieniche e di protezione delle falde attraversate.
    • devono essere adottate le azioni a tutela da possibili fenomeni di contaminazione delle acque attinte per cause interne all’opera di presa e/o accidentali.

51.2. Reti di Scarico e smaltimento delle acque

  1. Nella progettazione e nella realizzazione delle reti di scarico delle acque reflue domestiche, fecali, industriali deve essere garantito il rispetto di requisiti richiamati dal Piano Regionale di Tutela delle Acque (approvato con DCR n.42/2007), al fine di assicurare la qualità ed evitare la contaminazione del suolo, delle falde e delle acque superficiali.
  2. Le reti di cui al precedente comma devono essere opportunamente dimensionate sulla base del Piano Regionale di tutela delle acque, ventilate ed ubicate al fine di garantire una buona evacuazione anche al fine di garantire un benessere respiratorio e olfattivo.
  3. Per i nuovi edifici o per gli interventi di demolizione e ricostruzione e di ristrutturazione urbanistica ed edilizia, si deve prevedere la realizzazione di reti separate anche nel caso che la fognatura di recapito sia mista. Nel caso sia tecnicamente possibile l’allacciamento delle reti oggetto della progettazione sia a collettori misti sia a collettori separati, si deve prevedere il loro collegamento alle rispettive tubazioni delle reti separate esistenti. I livelli di prestazione, relativi alle portate di scarico degli apparecchi sanitari installati sono indicati nella norma UNI 9183.
  4. In tutte le destinazioni lo smaltimento delle acque reflue deve rispettare le prescrizioni tecniche e procedurali previste dalle norme vigenti in materia. Per le zone non servite da fognatura comunale, lo smaltimento delle acque reflue deve avvenire nel rispetto delle leggi e Piani di Tutela vigenti per gli insediamenti urbani e produttivi. In tutti i casi dovrà essere realizzato un idoneo e facilmente accessibile pozzetto di ispezione e prelievo.
  5. Nelle zone non servite da fognatura comunale al fine di concorrere alla realizzazione di salvaguardia ambientale e risanamento delle acque, vengono favoriti tutti gli interventi edificatori che prevedono la realizzazione di sistemi di fitodepurazione delle acque reflue, attraverso appositi accordi di programma con gli enti interessati.
  6. Per la raccolta ed il trattamento delle acque di prima pioggia e di lavaggio provenienti da piazzali e ed aree esterne industriali destinate a lavorazioni e lavaggio di materiali e di automezzi, si applica il disposto dell’art.24 delle NTA del Piano Regionale di Tutela delle Acque
  7. Per la depurazione e il trattamento delle acque reflue si fa in ogni caso riferimento al testo unico sulla qualità delle acque DLgs 152/2006.

55.3. Impianti di fitodepurazione

L’utilizzo di impianti a fitodepurazione come recapito finale dei liquami provenienti dal trattamento delle acque reflue è fortemente consigliato nelle zone sprovviste di pubblica fognatura, in particolare secondo quanto indicato agli artt. 18,21 e 22 delle NTA del Piano Regionale di Tutela delle Acque. Ne è in ogni caso raccomandata l’installazione anche in zone provviste di pubblica rete fognaria, se collegati a sistemi di recupero e riutilizzo delle acque reflue e meteoriche per gli usi consentiti, a servizio degli edifici e delle loro pertinenze. L’impianto deve essere progettato da un tecnico abilitato e realizzato secondo le norme UNI di riferimento per le diverse componenti installate, in modo da garantire:

  • l’abbattimento degli inquinanti ai livelli ammessi dalla normativa vigente per gli usi finali previsti e per la reimmissione nei corpi recettori finali;
  • la protezione delle acque di falda e del sottosuolo da contaminazioni
  • l’assenza di odori sgradevoli provenienti dall’impianto;
  • un armonico inserimento paesaggistico nel contesto locale.

Per gli impianti a flusso sommerso orizzontale l’impianto deve presentare un’estensione (superficie della faccia superiore dello strato di ghiaietto) di almeno mq. 1,50 per ogni abitante equivalente, con un minimo assoluto di mq 6. La vegetazione da piantumare deve essere costituita da arbusti o fiori con spiccate caratteristiche idrofile, quali ad esempio: Phragmita Australis, Juncus Effusus e Typha latifolia. Altre essenze possono essere utilizzate in combinazione con esse per migliorarne l’inserimento paesaggistico e la funzionalità biologica.