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65. Interventi nell’edilizia storica: modalità e tecniche di intervento co st

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65.1. Tipologie degli interventi conservativi

Indipendentemente dalle categorie d’intervento definite all’art. 3 comma 1 lett. a), b) e c), gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e quelli di restauro e risanamento conservativo sono definiti, in relazione al loro approccio operativo al manufatto edilizio storico nelle seguenti tipologie:

  1. Conservazione Integrale: qualora gli interventi sono rivolti all’esclusiva conservazione materiale delle superfici esistenti o di elementi ad esse incorporati e/o sovrapposti;
  2. Conservazione, Rimozione e Reintegrazione: qualora gli interventi siano diretti alla conservazione materiale delle superfici esistenti, alla rimozione delle aggiunte inappropriate ed alla reintegrazione delle lacune eventualmente presenti;
  3. Rimozione, Conservazione e Reintegrazione: qualora gli interventi prevalenti siano diretti a rimuovere dalle superfici esistenti le aggiunte inappropriate frutto di interventi successivi alla fase di origine, alla conservazione delle superfici ritenute originarie e comunque ritenute, per la loro costituzione materiale ed il loro valore formale, meritevoli di conservazione ed alla reintegrazione delle lacune;
  4. Rimozione e Rifacimento: qualora gli interventi prevalenti siano diretti alla demolizione (parziale o integrale) delle superfici esistenti per lo stato di conservazione che non ne consente la conservazione, ovvero per l’incompatibilità delle superfici esistenti in ordine ai materiali costitutivi in caso di rifacimenti e/o aggiunte con materiali estranei a quelli originari e tradizionali;qualora gli interventi siano diretti a ricostruire integralmente superfici perdute e/o elementi ad esse incorporati e/o sovrapposti anch’essi esistiti e andati dispersi, con materiali e tecniche analoghi a quelli originari;
  5. Ripristino: qualora gli interventi siano diretti a ripristinare il palinsesto materiale e formale di una quinta edificata ritenuto originario e andato perduto a causa di una molteplicità di eventi;
  6. Riprogettazione architettonica: qualora gli interventi siano diretti ad attribuire una nuova veste architettonica e stilistica della quinta edificata, quando ritenuta di scarso o nullo valore storico-documentale ed architettonico.

65.2. Competenze tecnico-professionali

Gli interventi manutentivi condotti sui prospetti degli immobili interni agli insediamenti storici, quando consistano in un insieme sistematico di opere finalizzate alla manutenzione e conservazione di una quinta, fino a prevederne l’esecuzione della finitura cromatica, sono assoggettati all’acquisizione di titolo edilizio (SCIA o DIA) e devono essere progettati e diretti da un tecnico dotato delle necessarie competenze tecnico-professionali, come desumibile dal curriculum formativo.

Nel caso di edifici e/o manufatti che presentino peculiari interessi storico-artistici, la progettazione degli interventi, deve essere affidata ad un architetto ai sensi di quanto disposto dell’art. 52 del R.D. del 20 giugno 1925.

65.3. Elaborati progettuali minimi

Il progetto degli interventi manutentivi di cui sopra devono contenere i seguenti elaborati minimi:

  • relazione storico-documentale;
  • repertorio fotografico ante-operam del contesto in cui ricade l’immobile da assoggettare all’intervento e dei dettagli di quest’ultimo;
  • repertorio fotografico specialistico, esteso alle condizioni di conservazione-degrado delle superfici da assoggettare all’intervento;
  • relazione tecnica illustrativa dei lavori;
  • relazione specialistica di restauro (nel caso di edifici e/o manufatti che presentino peculiari interessi storico-artistici);
  • elaborati di rilievo ante-operam e post-operam (qualora l’intervento comporti modifiche autorizzate ai prospetti in termini di rimozioni e/o aggiunte) dei prospetti interessati dagli interventi con evidenziazione delle parti aggiunte o comunque non riconducibile alla primitiva fase costruttiva e delle componenti materiali costitutive delle superfici medesime;
  • elaborati di analisi del degrado delle superfici edilizie ed architettoniche (nel caso di edifici e/o manufatti che presentino peculiari interessi storico-artistici);
  • elaborato di progetto degli interventi contenente le tipologie delle azioni manutentive e di restauro previste, nonché dei materiali impiegati
  • relazione specialistica a firma del professionista, redatta in corso d’opera relativa alle risultanze dei saggi stratigrafici condotti sulle superfici e contenente la scelta progettuale della finitura cromatica.

65.4. Componenti delle superfici edilizie ed architettoniche delle quinte edificate

Per componenti delle superfici edilizie ed architettoniche delle quinte edificate si intendono:

  1. le superfici materiali costitutive dei palinsesti edilizi ed architettonici delle quinte edificate, che comprendono

    • superfici intonacate, piane e/o decorate;
    • superfici in stucco, piane e/o decorate;
    • superfici in paramenti lapidei e/o laterizi;
    • superfici in paramento ceramico;
    • superfici in paramento metallico.
  2. gli elementi incorporati nelle superfici delle quinte, che comprendono

    • manti di copertura di tetti e cornicioni sporgenti di coronamento;
    • elementi di coronamento delle quinte, quali muretti e balaustre di qualunque tipologia materiale e formale;
    • balconi e altre tipologie di aggetti, costituenti anche volumetrie addossate, indipendentemente dalla contemporaneità dei medesimi alla struttura materiale e formale delle quinte edificate e sempre che non sia sempre che non siano giudicate come superfetazioni rispetto al palinsesto edilizio ed architettonico originario; gronde, discendenti e camini;
    • infissi e serramenti di qualunque tipologia e natura (porte, finestre, ringhiere, grate, roste, cancelli, ringhiere, ecc.);
    • elementi in ferro di qualunque tipologia materiale e formale ed aventi valore storico documentale (piastre di capochiave appartenenti ad interventi di consolidamento effettuati prima del 1945, chiodi, perni e staffe ed altri complementi funzionali degli impianti di pubblica illuminazione precedenti il 1945;
    • numeri civici.
  3. gli elementi tecnologici addossati alle superfici delle quinte, che comprendono:

    • impianti tecnologici quali utenze elettriche, di illuminazione e telefoniche pubbliche e private comprese le relative scatole ed apparecchiature accessorie come citofoni, videocitofoni, campanelli e contatori ecc;
    • utenze dell’acqua e del gas quali tubazioni e scatole dei contatori;
    • impianti di allarme, di condizionamento e similari comprensivi di tutti gli elementi accessori;
    • impianti tv analogici, terrestri e digitali con relative antenne di qualunque natura e specie;
    • impianti per la produzione di energia solare ed eolica;
    • canne fumarie e torrini esalatori.
  4. gli elementi di comunicazione visiva addossati alle superfici delle quinte, che comprendono

    • oggetti di qualunque specie aventi funzioni commerciali e di servizi, quali vetrine, bacheche, insegne, targhe, tende parasole, cassette postali,
    • insegne stradali;

65.5. Prescrizioni generali da osservarsi sulle componenti materiali delle superfici edificate:

Gli interventi di manutenzione e restauro degli immobili interni agli insediamenti storici devono tendere alle seguenti azioni sulle componenti delle superfici edilizie ed architettoniche:

  • conservazione di superfici piane e/o decorate quando, in ordine alle oggettive condizioni di degrado, ne ricorrano i presupposti;
  • conservazione in loco e restauro degli elementi incorporati alle quinte edificate, quando essi siano ritenuti originari all’impianto della quinta edificata, ovvero quando siano giudicati di interesse culturale; la rimozione deve essere valutata in ordine a preminenti interessi di conservazione materiale della quinta edifica ovvero della salvaguardia del suo palinsesto formale;
  • rimozione degli infissi in alluminio anodizzato;
  • rimozione di tutte le insegne commerciali al neon a parete piena e di tipo scatolare che, situate sulle quinte degli edifici, ne diminuiscono il valore di integrità materiale e formale, arrivando a pregiudicare il contesto ambientale urbano quando esso sia denotato di spiccate qualità paesaggistiche;
  • liberazione delle quinte edificate da tutti i rivestimenti ad esse addossati, quando questi consistano in evidenti aggiunte estranee al palinsesto edilizio ed architettonico;
  • rimozione degli impianti tecnologici pubblici e/o privati di qualunque genere e tipologia addossati alle quinte degli edifici che rechino loro un evidente pregiudizio formale e materiale, ovvero una diversa dislocazione degli impianti al fine di ridurre al massimo il loro impatto;
  • rimozione delle batterie esterne degli impianti di condizionamento e delle antenne TV di tipo analogico e/o a parabola collocati sulle quinte edificate prospettanti le vie e le piazze pubbliche.

65.6. Prescrizioni particolari per superfici edilizie ed architettoniche intonacate, in stucco e lapidee

Sulle superfici edilizie ed architettoniche di tipo intonacato, in stucco e lapidee gli interventi conservativi devono attenersi alle seguenti prescrizioni:

  • divieto di rivestimento parziale mediante tinteggiature parziali di fronti edilizi appartenenti a contesti architettonici unitari;
  • divieto di utilizzo di tinteggi di tipo non tradizionale quali pitture al quarzo, idropitture acriliche e/o lavabili, pitture a base di resine silossaniche, pitture minerali a base di silicati di potassio ecc.);
  • divieto di utilizzo di malte da intonaco premiscelate di tipo industriale a base cementizia sia per riprese d’intonaci di tipo tradizionale che per rifacimenti integrali;
  • divieto di sostituzione integrale e/o parziale di intonaci tradizionali ovvero di stucchi con rivestimenti di altra tipologia (paramenti lapidei; cortine laterizie; tessere ceramiche ecc.);
  • obbligo di rimozione integrale di intonaci - o delle sole stabiliture nel caso siano state soprammesse ad intonaci originari tradizionali - nei casi in cui le malte utilizzate siano del tipo premiscelato industriale a base cementizia, specialmente quando utilizzate su quinte di edifici di evidente interesse culturale e paesaggistico ovvero che siano stati costruiti antecedentemente al 1945 - e relativo rifacimento con intonaci di tipo tradizionale non cementizi a base di calce aerea e/o idraulica;
  • obbligo di rimozione dei rivestimenti pellicolari al quarzo applicati su intonaci e tinteggi di tipo tradizionale;
  • obbligo di utilizzo di malte per intonaco a base di calce aerea e/o idraulica, pozzolana e/o inerti silicei e carbonatici e comunque secondo le buone regole dell’arte come desunte anche dalla tradizione costruttiva locale, per la reintegrazione e/o il rifacimento integrale di superfici architettoniche appartenenti a quinte edificate interessate dalla normativa;
  • obbligo di utilizzo di tinteggi a base di calce e terre naturali, per la reintegrazione e/o il rifacimento integrale delle finiture delle superfici architettoniche appartenenti a tutte le quinte edificate interessate dalla normativa;
  • divieto di ripristino di superfici interessate da degradi che siano l’esito di particolari vicende storiche legate alla storia particolare dei luoghi ovvero riferibili ad eventi di portata epocale (conflitti bellici a qualunque passato essi appartengano).

I limiti sopra elencati possono essere modificati o derogati nei casi in cui l’amministrazione comunale abbia verificato l’inesistenza dei valori e degli interessi da tutelare.

65.7. Prescrizioni relative agli elementi incorporati nelle quinte edilizie

Gli elementi incorporati nelle quinte edilizie, quando rappresentino un evidente testimonianza storica-documentale della quinta edificata oggetto dell’intervento devono essere conservati in situ. Eventuali rimozioni che si dovessero rendere indispensabili in ordine a situazioni oggettive andranno adeguatamente argomentate.

Per le gronde, i discendenti e gli infissi-finestra, l’eventuale sostituzione ovvero manutenzione è assoggettata alle seguenti prescrizioni.

Manti di copertura, gronde, discendenti e camini

Con riguardo ai manti di copertura interessanti tanto le strutture inclinate principali, quanto eventuali pensiline situate in corrispondenza dei piani terra è prescritto l’utilizzo esclusivo dei coppi e tegole alla romana. È prescritta la conservazione, altresì, di tutti gli elementi integri rinvenuti in loco e che siano di evidente fattura non recente. Gronde e discendenti, qualora debbano essere sostituiti con elementi di nuova manifattura, devono obbligatoriamente essere realizzati in rame a sezione circolare quando non diversamente documentato. La collocazione dei discendenti non deve in alcun modo interferire con l’integrità materiale e formale del palinsesto edilizio ed architettonico delle quinte edificate.

Di norma, all’interno dell’insediamento storico, deve essere proibito il ricorso ai torrini prefabbricati. Eventuali canne fumarie dovranno prioritariamente essere inserite all’interno di comignoli esistenti. In ogni caso è prescritto il ricorso a canne fumarie di rame collocate in modo da non recare alcun pregiudizio all’integrità materiale e formale delle quinte edificate. In ogni caso è prescritto il divieto di situare sulle quinte principali prospettanti le pubbliche vie della zona A di centro storico, impianti tecnologici per lo smaltimento dei fumi. Tale divieto si deve intendere come non assoggettabile ad alcuna deroga.

Per le strutture murarie dei comignoli, quando rivestano un evidente valore storico-documentario e comunque non siano di nuova costruzione, ne è prescritta la conservazione dovendosi applicare le norme comportamentali dei commi che precedono. Gli intonaci rinvenuti sui comignoli esistenti o quelli di nuova realizzazione non devono essere tinteggiati e, nel caso di rifacimento la finitura esterna dovrà essere limitata alla sola stabilitura pozzolanica o, in alternativa, è possibile prevedere un tinteggio corrispondente alle tonalità pozzolaniche, ovvero degli inerti locali componenti le malte d’intonaco.

Infissi di porte e finestre, grate, roste ed altri elementi in ferro situati sulle quinte

Con riguardo agli infissi di porte e finestre è preliminarmente disposto il divieto di ricorrere all’alluminio anodizzato di qualsiasi colore. Si dovrà valutare la compatibilità di altre tipologie d’infissi diversi da quelli in legno. Di norma gli infissi di finestre e persiane dovranno essere in legno (verniciato o a vista secondo quanto si desume dal contesto dei luoghi). Per le persiane i tinteggi ammessi sono quelli tradizionali nella gamma verde e grigio-azzurro o altra tipologia come definibili dalla tradizione dei luoghi. Al fine di individuare la colorazione più idonea farà fede un esemplare selezionato all’interno di quelli incorporati sulla quinta oggetto dell’intervento o individuato nel contesto edilizio contiguo.

L’impiego di infissi in ferro-finestra verniciato, è ammesso limitatamente ai portoncini d’ingresso o, nel caso di finestre, qualora si tratti di un intervento che interessi globalmente tutti gli infissi di una quinta edilizia secondo una medesima tipologia d’infisso. Sono ammesse deroghe dietro la presentazione di compiute ed argomentate documentazioni di progetto. È di norma vietato rimuovere infissi in legno e serramenti in ferro di evidente valore storico-documentale, salvo il caso di documentata impossibilità del loro recupero per le condizioni di degrado.

Gli infissi di finestre e persiane devono essere disposti all’interno del vano della bucatura muraria e non possono assolutamente essere applicati al filo esterno o al di sopra di stipiti verticali di cornici in stucco o materiale lapideo. Per le soglie è prescritto l’uso del travertino e del peperino, eventualmente scialbati alla calce; sono ammessi materiali lapidei diversi solo se appartengono alla tradizione locale.

Di norma si deve evitare l’aggiunta di cornici ai vani di porte e finestre mediante il ricorso a lastre in materiale lapideo ovvero di altra natura, specie quando i caratteri edilizi ed architettonici della quinta edificata presentino caratteri di peculiarità con riguardo ad una riconoscibile cultura del costruire appartenente alla tradizione dei luoghi. Quando costituiscano un’evidente testimonianza storico-documentale ovvero una cifra espressiva di una cultura del costruire, si deve evitare di rimuovere grate e roste, e qualsiasi altro elemento di corredo in ferro dei vani delle quinte edilizie, situate sui vani di porte e finestre.

Nel caso si rinvengano sulla quinta oggetto dell’intervento elementi in ferro diversi dai precedenti che rappresentino un evidente testimonianza storica-documentale dell’edificio relativa ad interventi di consolidamento o di attrezzamento delle pareti esterne degli edifici con finalità funzionali pubbliche e/o private (piastre di capochiave di tiranti, perni, staffe, ganci, impianti di pubblica illuminazione di inizio ‘900) se ne deve disporre la conservazione in sito a meno che ne venga pregiudicata la salvaguardia materiale delle superfici architettoniche della quinte.

65.8. Prescrizioni relative agli elementi addossati alle superfici delle quinte

È prescritta la conservazione in loco degli elementi addossati quando essi rappresentino un evidente testimonianza storica-documentale della quinta edificata oggetto dell’intervento e non ne comportino alcuna diminuzione dell’integrità materiale e formale.

Per gli impianti tecnologici, indipendentemente dalla loro tipologia e dalla circostanza che servano utenze pubbliche o private, valgono le seguenti prescrizioni:

  1. è fatto divieto di manomettere l’integrità materiale e formale delle quinte edilizie e degli elementi architettonico-stilistico che la compongono. In nessun caso un impianto tecnologico di qualunque genere, può essere situato in corrispondenza di inserti in stucco e lapidei a carattere ornamentale o meno. La disposizione degli elementi tecnologici - quando non espressamente vietato ai sensi del presente articolo - non deve essere tale da interferire con l’integrità materiale e formale dell’impalcato architettonico-stilistico della quinta;

  2. non è ammesso situare sulle quinte principali prospettanti le pubbliche vie i seguenti apparati tecnologici:

    1. impianti tv analogici e digitali con relative antenne a parabola o di altra natura;
    2. impianti di condizionamento con batterie esterne.
  1. i cavi delle utenze pubbliche e private di elettricità, di telefonia e di ogni altro servizio a rete non devono essere collocati sulle quinte edificate; quando sia stata riscontrata l’oggettiva impossibilità di soluzioni alternative, si deve optare per una loro collocazione in corrispondenza di cornicioni e discendenti e comunque secondo una disposizione organica e non casuale. È fatto obbligo di rimuovere dalle quinte edificate tutte le utenze non più attive.
  2. la disposizione sottotraccia, quando tecnicamente possibile, è consentita ed è subordinata all’esigenza primaria di garantire l’integrità delle strutture murarie evitando le disposizione in orizzontale.
  3. le tubazioni di acqua e gas e le relative cassette per i contatori devono essere situate, quando esistenti, all’interno di androni e cortili. In ogni caso è rigorosamente vietato collocare le anzidette utenze in corrispondenza degli inserti architettonico-stilistici delle quinte edificate o in modo tale da recarne un pregiudizio sia materiale – mediante demolizioni anche parziali - che formale con riguardo a possibili disposizione che possano comprometterne la piena leggibilità.
  4. gli sportelli delle cassette per i contatori, quando situati sulle quinte all’interno di nicchie, devono essere di materiale compatibile con l’eventuale applicazione del medesimo tinteggio della quinta e comunque non in materiale plastico e/o metallico. In ogni caso si deve tendere ad evitare di situare le cassette dei contatori all’interno di nicchie scavate nelle murature dovendosi preferire una collocazione esterna, in prossimità della parete di facciata, all’interno di armadietti appositamente predisposti per l’occasione.
  5. è vietata la collocazione degli impianti dei citofoni sulle mostre e sugli stipiti dei portali d’ingresso.

Per gli elementi di comunicazione visiva valgono le seguenti prescrizioni:

  • indipendentemente dal valore storico-documentale ed architettonico della quinta edificata, è vietato disporre insegne di qualunque genere e tipologia - anche dipinte sulle superfici - ed altri elementi legati alle funzioni commerciali e di servizi (targhe, tende parasole, vetrine ecc.) o relativi a funzioni di pubblico interesse (segnaletica ed indicazioni stradali e toponomastiche, numeri civici, indicazioni turistiche e commerciali) in modo tale da compromettere l’integrità materiale e formale dei palinsesti edilizi ed architettonici delle quinte, o da ridurne la leggibilità.
  • sono vietate le insegne del tipo a parete piena, del tipo scatolare al neon e quelle a bandiera; queste ultime vanno rimosse in prossimità delle quinte di edifici di peculiare pregio architettonico ovvero che ricadano in ambiti urbani che integrino la presenza di edifici di carattere monumentale. La collocazione delle insegne a bandiera è consentita solo nel caso di attività commerciali di interesse pubblico e/o esercitati con concessioni statali (farmacie, uffici postali, tabaccai, ecc.) e sempre che non interessino quinte edificate appartenenti ad edifici di interesse storico-artistico.
  • devono essere generalmente preferite le insegne a lettere singole e la loro tipologia materiale e formale andrà preventivamente assoggettata alla valutazione di merito del competente ufficio tecnico locale, in relazione alla specificità della quinta edificata interessata dall’intervento.
  • le insegne devono essere localizzate all’interno dei vani porta, sotto gli architravi o i fornici delle arcate, degli ingressi ai locali o di eventuali finestre a vetrina, a meno che si tratti di porte e finestre aventi valore storico-documentale e ornamentale, nel qual caso si dovrà studiare una diversa localizzazione che non rechi un pregiudizio al palinsesto materiale e formale della quinta edificata.
  • per le targhe di attività libero professionali e/o artigianali o similari, è consentito il ricorso a lastre trasparenti - tipo policarbonato o analogo materiale - da collocarsi all’esterno di mostre e stipiti di portali d’ingresso o finestre o all’interno degli sguinci, secondo dimensioni rapportabili al contesto specifico. Qualora ne ricorra l’esistenza, è obbligatorio disporre le anzidette targhe all’interno di androni aperti al libero passaggio.
  • è consentita la conservazione in sito delle insegne di qualunque tipologia e specie, ovvero di altri elementi addossati alle quinte edificate quando possiedano un evidente valore storico-documentale e sempre che ciò non interferisca con la tutela di altri rilevanti interessi.
  • la collocazione di eventuali tende parasole è soggetta ai limiti e restrizioni di cui sopra. In particolare, indipendentemente dalla tipologia della tenda, è fatto espresso divieto di occultare gli elementi architettonici e stilistici della quinta edificata. A tale riguardo le tende - qualora il montaggio sia consentito, in relazione alle specificità architettoniche e stilistiche delle quinte edificate e ai caratteri ambientali di ambiti urbani denotati da peculiari valori di monumentalità urbana - devono prioritariamente trovare posto all’interno dei vani delle porte e delle finestre.
  • le istallazioni pubblicitarie di qualunque genere e tipologia non devono essere situate dinanzi ovvero a ridosso di quinte appartenenti ad edifici e/o manufatti di peculiare interesse storico-artistico. L’anzidetto divieto è operante anche in caso di vetrine e/o bacheche espositive per finalità commerciali e/o di pubblico interesse. Negli altri casi l’eventuale apposizione di vetrine non deve recare pregiudizio materiale e formale ai palinsesti delle quinte edificate e se ne deve preferibilmente garantire l’amovibilità. Quando possibile le vetrine devono essere localizzate all’interno di vani finestra già esistenti.

65.9. Competenze e procedure per la determinazione delle finiture d’intonaco (stabiliture e tinteggi)

La selezione della più idonea finitura superficiale, quanto a tipologia materiale e cromatica dei tinteggi, è di esclusiva competenza dell’amministrazione comunale, che vi provvede attraverso redazione di un piano del colore. In assenza del piano del colore l’indicazione sarà fornita dal dirigente dell’Ufficio Tecnico nell’istruttoria del procedimento autorizzatorio, anche in caso di DIA o SCIA.

L’amministrazione comunale, attraverso gli uffici competenti, ha la facoltà di determinare motivatamente la tipologia materiale e cromatica dei tinteggi secondo le procedure di seguito specificate ed indipendentemente dagli esiti di eventuali relazioni specialistiche. L’avente titolo all’esecuzione delle opere, ovvero il Direttore dei Lavori, al momento dell’apertura del cantiere provvede a darne comunicazione scritta al dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale. Questi, entro un congruo termine concordato con il Direttore dei Lavori e comunque non superiore a dieci giorni a partire dalla data di ricevimento dell’anzidetta comunicazione, dispone il sopralluogo di un funzionario dell’Ufficio Tecnico, al quale spetta il compito, anche in collaborazione con il progettista, il Direttore dei Lavori ed altri soggetti tecnici e d’impresa coinvolti a vario titolo negli interventi, di ordinare l’esecuzione di eventuali saggi stratigrafici allo scopo di ricostruire la sequenza storica dei tinteggi soprammessi e delle relative modifiche in essi intervenuti nel corso del tempo. L’esecuzione dei saggi dovrà porre in evidenza la sequenza degli strati di tinteggi sovrapposti, avendo cura di isolare - dove tecnicamente reso possibile dallo stato di conservazione delle finiture e dal livello di adesione al substrato - ogni singolo strato - che sia tinteggio o strato di sottofondo di preparazione - sino alla più recente finitura della quale deve essere fornito un campione allo stato di fatto, con la patina di deposito superficiale, ed un campione sottoposto a rimozione dell’anzidetto deposito mediante pulitura superficiale.

Qualora il caso di specie richieda un intervento di tinteggio, o altra diversa finitura da stabilirsi a cura dell’amministrazione comunale, il funzionario dell’Ufficio Tecnico preposto ai sopralluoghi dispone, l’esecuzione di un congruo numero di prove campione secondo la tipologia di finitura prescelta quanto a tipologia materiale e cromatica come risultante di una valutazione tecnico-critica estemporanea formulata in sede di cantiere allo scopo di formulare l’ipotesi operativa più aderente alla specificità dell’intervento.

L’amministrazione comunale ha facoltà di ricorrere alla consulenza di un esperto nel restauro monumentale ed edilizio, che potrà effettuare sopralluoghi in cantiere accompagnato da un funzionario dell’Ufficio Tecnico comunale, al fine di coadiuvare l’amministrazione comunale nelle funzioni di indirizzo e di controllo.